01 febbraio 2006

Locale cubano.
Sorrisi, si leggono testi teatrali o quasi.
Rum, vino, birra.
Ziella fa collezione di personaggi.
Dice:"Colleziono persone.Le scrivo in questo quaderno comprato proprio per questo, ma non rileggo mai."
Paranoie, risate, chiacchere.
"Il tuo studio è il più vero,il più intenso, hai lasciato un buco."
"Ci manchi."
Anche io manco a me stessa.
Il giorno sarebbe arrivato, ne ero sicura.
Ad ognuno una festa: chi è Ferragosto? chi è l'otto marzo? chi martedì grasso? Chi è tutti i giovedì?
Non c'è una festa per me.
Mi chiamano "OCCHI", ma dicono che sono diversi dal normale.
Sigarette, musica, cani.
Il cameriere si avvicina al tavolo:"Voi fate teatro?C'è un'aurea intensa qui."
Ad ognuno il suo personaggio.
Entrerei a pennello nella parte di tutti ma non nella mia.
Non so nemmeno quale sia il mio copione.
Pelle bianca o sangue tinto di nero...ora sembra una previsione.
Mi dicono che con me si può parlare.
Odio questo,è quello che devo cambiare.
Sono stanca di ascoltare.
Stanca dei consigli.
Ma non mi stanco di sentirmi capita.
Non mi stanco di sentirmi importante.
Non mi stanco di me...
ma devo farlo.
Imparare a essere stanca di me.
Imparare a non sognare e basta.
Imparare a non pensare.
Fari, saluti, notte.
Sono arrivata o partita?